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PORTA SAN MARCO
STORIA E DESCRIZIONE
In una rientranza del tratto delle mura costruito nel 1208 che costeggia il monastero di Santa Rosa è tuttora visibile l’arco della porta di San Marco. Utilizzata per lo più a scopo rurale, ossia al servizio dei proprietari dei terreni dislocati verso l’Arcionello e le pendici del monte Palanzana, la porta potrebbe risalire al 1213 circa, comunque è nominata S. Marci in un atto del 14 dicembre del 1235. Nel 1237 venne disposto l’ampliamento delle fosse che aveva davanti, infatti nello Statuto di Viterbo del 1251 si ordina di conservare una carbonaja della stessa ampiezza e profondità. Il vallo, proveniente da porta San Pietro, oltrepassava Porta San Sisto e raggiungeva Porta San Marco. Nel 1486 fu soggetta ad alcune riparazioni, dopo di che, verso la fine del secolo, fu chiusa definitivamente al transito. La porta riemerse in occasione dei lavori per la strada di circonvallazione intrapresi nel 1887 e la sagoma ne è stata posta in luce nel 1960, durante i lavori di consolidamento delle mura. In quell’occasione il muro che chiudeva al porta, posto a filo delle mura castellane, venne abbattuto. Pressoché adiacente a questa porta, si nota una vasta apertura sorretta da grossi pilastri, quella che fu la cosiddetta Gabbia del Crocco, attraverso la quale passava un corso d’acqua che bagnava Viterbo, il fiumicello Sonza, poi chiamato Urcionio. Un’epigrafe in latino quasi illeggibile posta su tale apertura ricorda come, nel 1223, in conseguenza di piogge torrenziali, il fiume straripò dal suo letto provocando notevoli distruzioni in città e la morte di molti abitanti. La porta, in passato adibita ad edicola per la venerazione di una statua raffigurante la Madonna, è stata riaperta nel febbraio 2010.
BIBLIOGRAFIA
G. Peruzzi; Le tredici porte di Viterbo, in Rassegna storica dei Comuni (1970), anno I, 5-6, pp. 257-266.
M. Galeotti; L’illustrissima Città di Viterbo, Edizioni Studio Pubblicitario Viterbese, Viterbo 2002, pp. 216-217.