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MUSEO NAZIONALE ETRUSCO
STORIA E DESCRIZIONE
Il Museo Nazionale Etrusco ha sede nella Rocca Albornoz, fatta costruire dal cardinale Gil Alvarez Carillo de Albornoz, vicario generale dei domini della Chiesa nel 1354. A partire dal 1960 l’edificio, ristrutturato dopo i danni subiti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale,è passato dal Demanio militare a quello artistico, divenendo nel 1981 sede museale. L’esposizione distribuita su tre livelli, inizia con una sezione dedicata all’architettura domestica etrusca nel viterbese, introdotta da materiali illustrativi. In questo spazio sono esposti materiali ritrovati nei centri di S. Giovenale e Acquarossa durante gli scavi condotti dall’Istituto Svedese di Studi classici di Roma a partire dal 1956. In particolare, nella seconda sala si dà una ricostruzione al vero delle antiche abitazioni di Acquarossa, caratterizzate da tetti a due falde sorretti da travature in legno: le coperture erano assicurate da tegole con bordi rialzati coperti con coppi, che sulla parte superiore del tetto presentano un acroterio centrale. Nella sala successiva si conservano tegole decorate da motivi zoomorfi, altre invece, con sime, vale a dire elementi decorativi delle tegole poste lungo la gronda, che a seconda della posizione ricoperta terminano con protomi animali o fiori di loto, seguendo un gusto tipico dell’ambiente greco. La quarta sala ospita ricostruzioni architettoniche realizzate con le terrecotte provenienti dal sito di Acquarossa: si tratta di edifici divisi in ambienti a cui si accede attraverso un porticato, sostenuto da colonne lignee con capitelli in peperino. L’esposizione continua nelle ultime due sale del piano, nelle quali si conservano rispettivamente acroteri della seconda metà del VI secolo a.C. e una ricostruzione al vero di una zona dell’abitato etrusco di Acquarossa. Il piano superiore ospita reperti provenienti dai centri di Ferento e Musarna. La città romana di Ferento, sorta poco distante dal centro di Acquarossa e già attiva a partire dal III secolo a.C., divenne municipium nel I secolo a.C.. Risale, invece, al secolo successivo la realizzazione delle maggiori costruzioni della città, il foro, un anfiteatro e il teatro. Da quest’ultimo edificio provengono le muse di età Severiana conservate nella prima sala: poste a decorazione delle nicchie dell’ordine inferiore della scena, furono ritrovate nel 1902 nella fossa antistante la scena del teatro dallo studioso Luigi Rossi Danielli, insieme ad un Pathos, copia di età romana della celebre statua di Skopas. Le statue, dopo essere state acquisite dallo Stato Italiano ed esposte presso il Museo archeologico di Firenze, furono trasferite a Viterbo solo nel 1984. Nella II sala del primo piano si conservano reperti provenienti dal sito di Musarna, posta ad ovest di Viterbo. Gli scavi, che da principio interessarono solo la zona della necropoli, a partire dagli inizi degli anni ottanta dello scorso secolo furono indirizzati dalla Soprintendenza, in collaborazione con l’Ecole Française de Rome, alla zona dell’abitato. Oltre a fornire importanti notizie sui sistemi di approvvigionamento idrico e difensivo, hanno portato alla luce materiali fondamentali per la conoscenza della vita nel centro, quali una statua in marmo di Ercole, due tesoretti in denari di argento rinvenuti sotto i pavimenti e un pannello musivo con iscrizioni etrusche, a testimonianza del processo di romanizzazione che interessò questa zona a partire dalla fine del II secolo a.C. E’ stato, infine, inaugurato da pochi anni l’ultimo piano del Museo, che ospita una serie di testimonianze archeologiche provenienti da zone caratterizzate dalla presenza di necropoli rupestri, come Blera, Norchia, Barbarano e Castel d’Asso. Uno spazio a parte è stato, inoltre destinato, alla tomba della Biga di Ischia di Castro, rinvenuta nel 1965.
Testi e foto su gentile concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale.