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PALAZZO COMUNALE O DEI PRIORI
Viterbo Città d’Arte – Palazzi Comunali.
VISITA AI PALAZZI COMUNALI DI VITERBO
I palazzi comunali sono ubicati in piazza Plebiscito e via Ascenzi n° 1, facilmente raggiungibili dai grandi parcheggi al centro della città di piazza Martiri d’Ungheria (Sacrario) e dell’adiacente Valle Faul. Sono visitabili, ad ingresso gratuito, tutti i giorni dalle ore 9,00 (domenica ore 10,00) alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00. Dal lunedì al venerdì e sabato mattina, si accede dall’ingresso di via Ascenzi n° 1 (Palazzo del Podestà); il sabato pomeriggio e la domenica si accede dalla scala del giardino interno a Palazzo dei Priori (ingresso su piazza Plebiscito n° 14). All’interno delle sale è disponibile la guida bilingue gratuita ai palazzi comunali.
PALAZZO DEI PRIORI
Iniziato nel 1460 per accogliere la nuova sede del Governatore della Provincia del Patrimonio, ne presero possesso nel 1510 i Priori. Subì numerose trasformazioni e rifacimenti e fu completato nell’aspetto attuale verso la metà del XVI° secolo. Sopra il portico di carattere duecentesco costituito da nove archi sostenuti da otto colonne, s’innalza l’imponente facciata rinascimentale con due ordini di finestre: a croce guelfa quelle del primo piano, con mensole ad arco quelle del secondo. Al centro del Palazzo campeggia il grande stemma del Papa Sisto IV° Della Rovere, ultimo sovventore dell’opera (1481). Dalla porta al centro del colonnato si accede al giardino interno delimitato verso la valle di Faul da una bella balaustra in peperino (la tipica pietra delle costruzioni viterbesi) e ornato da un’elegante fontana, scolpita nel 1626 su disegno del viterbese Filippo Caparozzi. Nel 1541 venne costruito il portico interno e nel 1632 il sovrastante loggiato coperto da un tetto e sostenuto da slanciate colonnine con capitelli corinzi. L’ala laterale del Palazzo venne costruita nel 1691. Presso lo scalone interno, che conduce al piano superiore per la visita ai Palazzi, è possibile ammirare un sarcofago etrusco del III secolo a.C. con scene di battaglia e l’antico stemma della città “F.A.V.L.”, sorretto da 2 leoni.
PALAZZO DEL PODESTA’
Attuale sede degli uffici comunali, venne eretto nel 1264 quale Palazzo del Capitano del Popolo. Subì numerosi rifacimenti in epoche successive e nel 1700 fu inserito il grande balcone al primo piano. Dell’antico prospetto rimangono solo poche tracce. Sovrasta il Palazzo la Torre dell’Orologio (già Torre dei Monaldeschi), ricostruita senza le originali merlature nel 1487, dopo la rovina di altra più antica. Slanciata, con i suoi 44 metri di altezza è ravvivata da un bel quadrante in ceramica e impreziosita da aristocratici stemmi in peperino. In cima svetta un’antica campana forgiata nel 1452 e installata su un’artistica gabbia in ferro battuto. Dall’accesso di via Ascenzi n° 1 è possibile raggiungere anche Palazzo dei Priori passando per la Pinacoteca . Al 1° piano due grandi pannelli in ceramica (donati dai maestri di Deruta) che raffigurano il lungo conclave (1269) per l’elezione di Papa Gregorio X, con il palazzo papale privo del tetto, ed i 5 Papi eletti a Viterbo.
LA SALA REGIA (o Erculea)
Grande sala di rappresentanza del Comune, venne affrescata sul finire del 1500 dal bolognese Baldassarre Croce. Nel bellissimo soffitto il viterbese Tarquinio Licustri dipinse castelli e terre assoggettati a Viterbo. I riquadri che ornano le pareti raffigurano le origini mitiche e fantastiche della città nonché avvenimenti storici locali; due grandi pannelli topografici raffigurano le terre della Tuscia romana donate dalla contessa Matilde di Toscana alla Chiesa e le terre dell’attuale Tuscia viterbese con i nomi dei paesi e delle città dell’epoca, mentre nei 36 medaglioni sono ritratti illustri personaggi viterbesi.
LA PINACOTECA
Il recente restauro ha permesso di trasformare un semplice corridoio di collegamento tra i due palazzi, in uno spazio arricchito di contenuti artistici e culturali. I dipinti che abbelliscono le pareti attorno alle due porte sono opera dell’artista viterbese Rolando di Gaetani e riproducono la necropoli di Castel d’Asso in un suggestivo momento notturno e la storia leggendaria di Viterbo con Ercole che lotta contro il leone Nemeo, due cariatidi che ripropongono simbolicamente il dualismo giorno/notte ed acqua/fuoco e l’emblema con la scritta F.A.V.L. , le iniziali dei 4 villaggi etruschi (Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longola) che la leggenda vuole uniti da re Desiderio nella cinta muraria dell’antica Castrum Viterbii. Alle pareti la collezione iconografica dell’Accademia degli Ardenti con dipinti di rilevante interesse del XVIII° e XIX° secolo che raffigurano i volti dei personaggi che hanno dato lustro ed impulso alla storia dell’Accademia stessa.
LA CAPPELLA PALATINA
I lavori di costruzione furono iniziati nell’anno 1599. Dopo il 1610 furono realizzati le opere di pittura, le decorazioni, la sistemazione della bella porta con formelle lignee e la posa dell’elegante soffitto ligneo, elegantemente intagliato e dorato. I quattro affreschi dedicati a storie della Vergine, sono del viterbese Filippo Cavarozzi e del romano Marzio Ganassino; gli stucchi e l’altare sono opera dell’artista romano Giovanni Antonio Spinzio. Nella parte superiore della parete d’ingresso è dipinta una cornice con i santi ed i beati viterbesi. Sulla parete a destra, lo stemma con la rappresentazione del martirio di San Lorenzo, protettore della città e, dal lato opposto, ciò che rimane di altro stemma che raffigura la chiesa di S. Angelo di fronte a Palazzo dei Priori con il sarcofago della Bella Galiana. La pala d’altare raffigura la Visitazione del grande pittore viterbese Bartolomeo Cavarozzi (1622).
LA SALA DEL CONSIGLIO
Fu destinata fin dalla metà del XVI° secolo alle adunanze dei reggenti della Città. Le pareti, dipinte nel 1558 a toni chiaro-scuro dal pittore Teodoro Siciliano, raffigurano vari personaggi mitologici e storici fantasticamente collegati alle origini di Viterbo; sugli stalli lignei, motti e sentenze a lettere dorate dei doveri civici dei governanti e, di fronte, la caratteristica Bigoncia dove parlavano gli antichi Consiglieri. Il soffitto a cassettoni è quello originale eseguito XV° secolo. Di epoca più recente gli stemmi dipinti in onore dei pontefici Paolo V° Borghese, Alessandro VII° Chigi e del Cardinale Alessandro Farnese, le cui famiglie godevano della cittadinanza viterbese.
LA SALA DEI PAESAGGI
Chiamata anche Sala delle Bandiere, viene attualmente utilizzata per la celebrazione dei matrimoni civili. Alle pareti vari dipinti attribuiti al pittore Giuseppe Torriani (1789) che raffigurano paesaggi della terra di Tuscia, dai toni soffusi.
LA SALA DELL’AURORA
Prende il nome dal dipinto sul soffitto rifatto nel dopoguerra dal pittore viterbese Felice Ludovisi. La piccola porta a sinistra immette sulla terrazza del palazzo con una magnifica veduta su Valle Faul. La bacheca conserva alcuni doni di ospiti dell’Amministrazione e 5 bozzetti delle ultime macchine di S. Rosa, il campanile splendente di luce alto circa 30 metri e pesante 50 q.li che la sera del 3 settembre di ogni anno, viene portato “a spalla” per alcune le vie non illuminate del centro storico da più di 100 uomini chiamati “facchini”.
LA SALA ROSSA (Studio del Sindaco)
Prende il nome dal colore della tappezzerie alle pareti e presenta mobili di notevole pregio, la mazza in metallo finemente lavorato, simbolo del potere dei Priori, il bossolo utilizzato per le votazioni e due enormi quadri che rappresentano il Sacrificio di Polissena di Domenico Corvi (fine 18°sec.) e lo Sposalizio della Vergine (copia) di Pietro Vanni, oltre che a ritratti di prelati amministratori della Provincia del Patrimonio.
LA SALA DELLA MADONNA
Tutti gli affreschi della sala sono dedicati alla Vergine, con particolare riferimento ai miracoli della Madonna della Quercia, venerata dai viterbesi nel Santuario omonimo (distante 2 km dalla città). Sulla parte a sinistra la Carrozza dei Priori, donata nel 18° secolo dai Conservatori di Roma alla Magistratura di Viterbo. Solenni e suntuose le uscite dei Magistrati con la carrozza preceduta da una numerosa corte di cappe nere vestite in raso ed oro, staffieri e trombetti e dalla gran mazza d’argento, simbolo del potere dei Priori, conservata presso la Sala Rossa.