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PALAZZO DI VALENTINO DELLA PAGNOTTA
STORIA E DESCRIZIONE
La costruzione del palazzo con le fattezze tipiche dell’edilizia privata viterbese del tardo medioevo, risale al XIII secolo secondo lo storico viterbese Cesare Pinzi. Attraverso le fonti apprendiamo come nella metà del quattrocento il palazzo sia stato di proprietà del priore di Viterbo. Lo storico Viterbese Niccolò della Tuccia, nella sua descrizione del quadro della Madonna fatto dipingere per la cappella del Comune neI 1458 da maestro Valentino “Pica”, nomina fra i Priori di Viterbo che vi erano effigiati, Valentino della Pagnotta, facoltoso agricoltore eletto Priore della Città nel 1458, “che abitava appresso alla fontana di S. Lorenzo”. Tuttora il mirabile esempio di architettura medievale conserva il nome di Valentino della Pagnotta. Intorno al 1920 l’edificio fu oggetto di interventi di restauro e modifiche che lo riportarono all’originale aspetto duecentesco. La scalinata di accesso venne realizzata contestualmente ai lavori di ribassamento della piazza, così come quella della Cattedrale. I bombardamenti del 1944 non risparmiarono l’edificio. Nel periodo post bellico il palazzo venne ricostruito con spirito filologico. Vennero tolte le tamponature che, come testimoniato dalle foto di fine ‘800, chiudevano i due archi del prospetto frontale, restituendo al portico della facciata, il suo aspetto originale. Oggi l’edificio ospita un’attività commerciale. L’edificio si trova sul lato sinistro della piazza san Lorenzo. Realizzato in peperino, il monumento si lega organicamente al contesto della piazza. Il prospetto si presenta come un insieme armonioso di elementi architettonici, tra i quali prevale in maniera forte l’arco, con la sua doppia funzione, costruttiva ed ornamentale allo stesso tempo. Al piano inferiore la facciata è scandita da due archi a tutto sesto sorretti da un pilastro centrale e due semicolonne laterali, tutti con capitelli a crochet; sopra di essi una cornice marcapiano sorretta da mensole sottolinea le due bifore gotiche sottolineandone gli aspetti assimilabili alla prospiciente Loggia dei Papi. Sopra l’ingresso è presente uno stemma con tre cotisse e quattro bande caricate da fiori a tre petali.
 Questa casa, tipico esempio di architettura medievale, fu ammirata nell’esposizione Etnografica di Roma nel 1911; una sua fedele riproduzione insieme a Casa Poscia e alla Fontana di Pianoscarano fu ricostruita all’interno dell’evento.
BIBLIOGRAFIA
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