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CHIOSTRO DELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL PARADISO
LA STORIA
A destra della chiesa di Santa Maria del Paradiso si apre l’ingresso per il chiostro. Di forma quadrata, fu costruito nel XIII secolo con una forte pendenza verso il lato orientale e fu completato con l’erezione del primo piano solo nel 1450. Rimasto sostanzialmente integro, nonostante la presenza di rifacimenti e aggiunte, il chiostro presenta evidenti somiglianze con la loggetta del Palazzo Papale. Rispetto a quest’ultima, in Santa Maria del Paradiso è più marcata la solidità delle strutture, una minore altezza delle colonne che sorreggono gli archi, i quali sono più larghi e tozzi rispetto a quelli del Palazzo, oltre alla rinuncia degli effetti pittorici che evoca chiari riferimenti all’estetica sobria e spoglia dell’architettura cistercense. Gli archi a tutto sesto incrociandosi formano archi ogivali sostenuti da colonnine binate con cuspidi trilobe, rondelle nei pennacchi, ed inoltre molti capitelli à crochet tipici dell’architettura cistercense. Una sopraelevazione, effettuata non si sa bene se nel Seicento o Settecento, ha sicuramente appesantito l’aspetto del chiostro, ma non ne ha stravolto le forme. Assieme alla parte meridionale del convento, il chiostro ha subito notevoli danni dai bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale ed è stato ricostruito, tra il 1959 e il 1963, dalla Soprintendenza ai Monumenti del Lazio.
DESCRIZIONE
Gli affreschi, molto danneggiati, sono seicenteschi e furono a suo tempo attribuiti al pittore viterbese Angelo Pucciati (1610 ca. – giugno 1643), discepolo del Guercino, il quale vi raffigurò i Miracoli e scene tratte dalla vita di Sant’Antonio da Padova e le immagini di vari Santi dei tre Ordini Francescani. Il restauro intrapreso dalla Soprintendenza ai Monumenti nel 1964, ha consentito di poter godere delle parti ancora esistenti. Entrando a sinistra, sulla parete corrispondente alla chiesa, i primi due archi sono rimasti del tutto privi di intonaco; nel terzo si distingue bene una doppia scena: a sinistra Sant’Antonio che tiene la sua prima predica nella cattedrale di Rimini, a destra il Santo genuflesso che riceve una pergamena, simbolo, forse, dell’obbedienza di dedicarsi all’apostolato della predicazione. Il quarto arco conserva un piccolo frammento in basso del tutto indecifrabile, nel frammento in alto del quinto arco si vede ancora il Santo in atto di predicare dal pulpito, nel sesto è raffigurato il Miracolo della mula che si prostra dinnanzi all’Eucarestia, della scena però è visibile soltanto la processione che accompagna il SS. Sacramento. Nella parete settentrionale nel primo arco è dipinta L’apparizione di Gesù Bambino al Santo di Padova, nel secondo la scena dell’Avaro defunto, il cui cuore è rimasto nello scrigno, nel terzo è raffigurato la Bilocazione del Santo che, mentre predica a Padova, si trova contemporaneamente a Lisbona a difendere il proprio padre ingiustamente accusato e condannato. Nel quarto arco si nota il Santo con un compagno di viaggio vestito da pellegrino e nella metà destra del quadro un Angelo con un messaggio, mentre nel quinto è raffigurato il Miracolo della ricongiunzione del piede ad un giovane che se lo era reciso con un’ascia. Il sesto arco non reca traccia di pittura. Sempre nella stessa parete e nel medesimo ordine alla base degli archi sono raffigurati: Santa Elisabetta d’Ungheria con corona in testa e rose in grembo seguita da San Ludovico IX re di Francia, da Sant’Elzeario e da Sant’Ivo, tutti e tre del Terz’Ordine. Seguono altre due sante non meglio identificate.
Gli affreschi degli archi delle altre due pareti sono andati completamente distrutti, mentre sono ben conservate cinque immagini alle basi della parete orientale e una piuttosto rovinata nella parete sud, le cui arcate furono distrutte dal bombardamento dell’ultima guerra. I santi raffigurati sono: San Giovanni da Capistrano, San Giacomo della Marca, San Pietro d’Alcantara, San Diego d’Alcalà, protettore degli infermi, il quinto forse è da identificare con San Rocco terziario, anch’egli patrono degli appestati. L’ultimo infine, nell’altra parete non presenta segni specifici che lo facciano riconoscere.
Al centro del chiostro vi è un pozzo sormontato da una statua della Madonna.
BIBLIOGRAFIA
P.G. Zucconi; S. Maria del Paradiso in Viterbo, Roma 1971.
L.P. Monelli; Viterbo, Enciclopedia dell’Arte Medievale, XI, Milano 2000, pp. 705-717.
L.P. Monelli; Chiesa e convento di Santa Maria del Paradiso, in Il centro storico di Viterbo, a cura di M.G. Gimma, Betagamma Editrice, Viterbo 2001, pp. 336-237.
M. Galeotti; L’illustrissima Città di Viterbo, Edizioni Studio Pubblicitario Viterbese, Viterbo 2002, pp. 218-225.