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La sala Capitolare è dall’anno 1905 sede della Venerabile Confraternita del SS. Sacramento e S. Rosario. Anticamente detta Sala del Trebbio fu edificata dai monaci cistercensi nella prima metà del XII secolo. Le visite ai musei possono essere richieste telefonando al parroco al numero sopra evidenziato. Per le visite all’intero complesso abbaziale contattare i volontari della Confraternita.
Info: Sig. Bastianelli 3475358259 E-mail: confrate@libero.it
MUSEO CAPITOLARE DELLA ABBAZIA DI SAN MARTINO AL CIMINO
LA STORIA
La sala Capitolare è dall’anno 1905 sede della Venerabile Confraternita del SS. Sacramento e S. Rosario. Anticamente detta Sala del Trebbio fu edificata dai monaci cistercensi nella prima metà del XII secolo, consacrata con il resto del complesso abbaziale nell’anno 1225 dal cardinale Raniero Capocci viterbese e dall’abate del tempo Giovanni II. Vi si accede dall’antico e ormai quasi scomparso chiostro “claustrii monasteri”. L’antico Armarium, posto nel lato est del chiostro dell’abbazia cistercense di San Martino al Cimino, era la biblioteca dei monaci detta “busaria”. Risalente alla prima metà del XIII secolo ed affrescata nel 1503 e 1650, oggi vi è esposto il museo capitolare della Confraternita, comprendente opere e suppellettili che testimoniano la vita dell’abbazia cistercense e successivamente della vita Confraternita nel corso dei secoli.
DESCRIZIONE
La Sala Capitolare è una grande sala rettangolare a navata unica, coperta da tre crociere costolonate e da una larga arcata. La cornice che corre lungo le pareti, sotto le lunette decorate è costituita da elementi conici detti peducci sui quali ricadono le nervature delle crociere, del tutto simili a quelli dell’ambiente contiguo denominato Locutorium . I peducci a cono rovesciato sono similari a quelli della camera capitolare dell’abbazia di Pontigny, il che accerta che a S. Martino lavorarono le stesse maestranze di Monaci borgognoni che edificarono le sale dell’abbazia francese. Le vele vennero commissionate nella prima metà del Cinquecento dal feudatario dell’abbazia Cardinale Alessandro Farnese futuro Papa Paolo III. Furono ornate da pittori manieristi con rappresentazioni a “grottesche” e paragonabili a quelle di Castel Sant’Angelo ed attribuite alla scuola di Taddeo Zuccari ( la prima campata a ridosso della porta di ingresso) ed a Luzio Romano le altre due campate interne. Le lunette laterali furono fatte affrescare da Donna Olimpia Maidalchini Pamphilij, principessa di San Martino, nel 1652 dai pittori Leonardo Santi e Giovan Battista Magni e raffiguranti i feudi acquistati dalla principessa: Montecalvello, Poggio di Guardea, Alviano, Attigliano. Le lunette centrali raffigurano scene mitologiche con “Paride ed il pomo d’oro” e “le fatiche di Ercole”. Di grande pregio il pavimento di scuola Borrominiana.
IL MUSEO
L’antico Armarium, posto nel lato est del chiostro dell’abbazia cistercense di San Martino al Cimino, risalente alla prima metà del XIII secolo, è oggi il museo Capitolare della Confraternita, comprendente opere e suppellettili che testimoniano la vita dell’abbazia cistercense e successivamente della vita Confraternita nel corso dei secoli. Tra i vari oggetti conservati sono degni di nota nella sala antistante la Sala Capitolare lo Stendardo processionale della Ven. Confraternita del SS. Sacramento e S. Rosario commissionato al pittore Giovanni Maria MARIJ in occasione del giubileo del 1725. Una delle due “Banderuole” originali risalenti al 1654 che sormontavano le cuspide dei campanili della chiesa abbaziale e indicanti la direzione dei venti, con al centro l’emblema della famiglia Pamphilij. Accanto alla parete di sinistra è esposto l’antico orologio meccanico dell’abbazia risalente al XVII secolo. Nella Sala Capitolare vera e propria troviamo esposti altre importantissime testimonianze del passato: Una vetrina contenente suppellettili per attività liturgiche risalenti al XVI e XVII secolo che testimoniano le vicissitudine storiche della Confraternita all’interno dell’abbazia cistercense. In alto sopra la vetrina, una tela detta “ovatino”, raffigurante la Madonna del Rosario di autore ignoto risalente al XVII secolo. Un’altra tela raffigurante il Santissimo Salvatore detta “Palio della contrade” della prima metà del XVIII secolo di autore ignoto e da annoverare – dato il suo importante valore sociale e antropologico – al Palio conteso dalle quattro contrade sammartinesi che si svolgeva il giorno dell’Assunta durante la processione detta “cavalcata del SS. Salvatore o “ li giochi delli cavalieri” nella piazza grande del borgo. Le contrade sammartinesi ebbero inizio con Donna Olimpia nel 1646 che volle dividere il borgo in quattro parti secondo un preciso piano orografico e di costruzione del nuovo borgo. Agli inizi del 1900 si era persa memoria delle contrade e dei loro vessilli e grazie ad lungo e paziente studio di Colombo Bastianelli storico locale, siamo in grado di conoscere le forme ed i colori degli antichi stemmi delle contrade sammartinesi. Troviamo esposte altresì in varie teche, pergamene risalenti al XIII e XIV secolo provenienti dallo scriptorim dell’abbazia cistercense di S. Martino al Cimino ed anche una tela raffigurante “Cristo Redentore” risalente alla seconda metà del XVII secolo e di autore ignoto. L’opera è in attesa di radicale restauro.
BIBLIOGRAFIA
Colombo Bastianelli “San Martino al Cimino” edito dalla Confraternita del SS. Sacramento e S. Rosario 1999.
Colombo Bastianelli “Le contrade di San Martino al Cimino” 2006.
Archivio storico della Confraternita di San Martino al Cimino.