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TORRE DI SAN BIELE
STORIA e DESCRIZIONE
Costruita da Raniero Gatti nel 1270, è una delle Torri più belle presenti sul territorio della città di Viterbo. In alto troviamo un epigrafe in cui viene ricordato che la spesa per la costruzione della torre non viene da nuove gabelle imposte alla città. In nomine D(omi)ni n(ost)ri Iesu Christi anno/ eiusd(em) MCCLXX ap(osto)lica sed(e) va/ cante XIII ind(ictione): ad honorem et reve/ re(n)tiam S(ancte) Rom(ane) Ecc(lesi)a ma(t)ris n(ost)re d(omi)n (u)s /Rain(erius) Gatt(us) novell(us) capit(aneus)P(o)p(u)li et Co(mun)is /Vit(er)bii pacis amator et ius(ti) tie cultor/ ann(o) s(ecund)o sui regim(in)is ha(n)c turrim he/ dificari et co(m)mpleri fecit absq(ue) gra/ vamine et collecta civitatis p(re)dicte. Ai lati dell’epigrafe è possibile notare gli stemmi dei gatti. Il nome di San Biele proviene da una chiesa longobarda ivi esistente dedicata a San Michele. Molte sono le chiese dedicate al santo guerriero nella Tuscia. Così dalla dicitura popolare San Miele si sarebbe trasformato in San Biele, la chiesa di San Michele era stata costruita sulla sinistra della Torre. Nel 1291 la Torre, capolavoro dell’arte della guerra, era detta de Pietraia, i viterbesi con un accordo di pace con i romani promisero di demolirla, ciò non avvenne ma venne però demolito il fortilizio dove oggi sorge la casina Ferruzi. Nel 1493 l’eremita fra Giovanni de Torri la chiese per potervi costruire un oratorio. Forse questa torre doveva far parte di un nuovo tratto di mura urbane da erigersi su quel lato, nel punto da cui veniva più spesso assalita,. Sotto l’arco è possibile vedere la feritoia per la saracinesca e lì fino al 1973 era possibile vedere i resti di un affresco con la Madonna in trono fiancheggiata da Santi, sulla destra una figura di donna pregante forse Alessandra degli Alessandri moglie di Raniero che offre alla protezione della vergine un suo bambino; quello che rimane dell’affresco è conservato al Museo Civico. Ai lati della Madonna sono raffigurati Sant’Antonio e a destra il Battista e in basso un miracolo con la data 1611. La torre è divisa in due parti, un basamento con ai lati due archi affondati a tutto sesto e la facciata con arco a sesto acuto, la torre vera e propria risulta di minor sezione e incassata nella prima. La torre era sormontata da merli guelfi, questi, sul fronte portavano uno stemma con disegno a lobi. Di questo stemma ne è rimasto uno intatto sulla merlatura bassa a sinistra di chi guarda la torre dalla città. All’interno sopra l’arco della porta vi è una grande apertura per tutta la lunghezza, terminante ad arco a sesto acuto. L’apertura all’interno della torre si trova anche su altre torri lo scopo era di rendere la torre indifesa per il nemico una volta conquistata, così che poteva essere colpita dai cittadini nella sua parte interna e inoltre consentiva un immediato armamento da parte della città a mezzo di carrucole evitando le scale interne.
BIBLIOGRAFIA
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M. Galeotti; L’illustrissima Città di Viterbo, Edizioni Studio Pubblicitario Viterbese, Viterbo 2002.
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Galeotti M., Illustrissima città di Viterbo, Viterbo, 2001.