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La chiesa venne consacrata l’8 febbraio 1615 dal cardinale Tiberio Muti, come testimonia la lapide posta sopra la bussola della porta d’ingresso.
Orari Sante Messe feriali: 7.00 – 18,30; festive: 8,00 – 10,30 – 18,30.
Info: Tel: 0761 321945 – E-Mail: cappuccini.viterbo@libero.it
CHIESA DI SAN PAOLO AI CAPPUCCINI
LA STORIA
L’inizio dei lavori della chiesa di San Paolo a Viterbo coincide con la costruzione del convento che risale al 6 novembre 1589.
La chiesa venne consacrata l’8 febbraio 1615 dal cardinale Tiberio Muti, come testimonia la lapide posta sopra la bussola della porta d’ingresso.
Questa nuova fondazione di un cenobio cappuccino a Viterbo fu dedicata alla Conversione di San Paolo e, per le caratteristiche del sito, chiamata San Paolo de Monte Oliveti.
Le testimonianze artistiche conservate all’interno della chiesa mettono ben in evidenza come tra il XVII e il XIX secolo la committenza cappuccina fosse il riflesso diretto di un attivo contatto religioso, che da subito mosse la comunità nei confronti dei frati cappuccini. Un contatto spirituale reso materia attraverso grandi opere realizzate per i cappuccini di Viterbo da artisti importanti come il pittore fiammingo Frans Van Kasteele, detto Francesco di Castello (1593); il padre cappuccino Raffaele da Roma, che con la tela del San Crispino rappresenta anche un fondamentale punto di partenza per la definizione del profilo artistico di questo interessantissimo maestro del XVIII secolo, e il pittore viterbese Pietro Papini (1807).
Un periodo questo suffragato non solo dalla presenza di poche ma importanti opere conservate nella chiesa di San Paolo, oltre a quelle conservate all’interno del convento.
Nel 1807, in occasione di alcuni lavori di rifacimento della chiesa attivati nel primo Ottocento, fu commissionata al pittore viterbese Pietro Papini la tela con la Madonna che porge il Bambino a San Felice da Cantalice. Nella metà dello stesso secolo venne fatta realizzare sulla volta una composizione pittorica raffigurante l’Immacolata circondata dagli angeli e quattro Santi cappuccini.
Nel 1962 la chiesa, sopravvissuta fino ad allora con le linee tipicamente medievali, fu oggetto di un radicale intervento di rifacimento insieme a tutto il complesso conventuale. In tale circostanza la chiesa subì profonde trasformazioni sia nella facciata che nell’interno, sacrestia e coro compresi.
ESTERNO
La facciata della chiesa si presenta nella forma semplice di struttura a capanna, decorata con un Oculo centrale e il portale d’entrata. Cinque gradini in peperino immettono al piano rialzato per accedere all’interno della chiesa. Il portale formato da una semplice composizione trilitica in peperino modanato, è sormontato da un timpano. La facciata risulta desueta rispetto alle strutture religiose viterbesi per via della sua particolare colorazione rossa, dovuta al colore dei mattoni in cotto dello strato di copertura, evidente risultato dei rifacimenti e delle modifiche operate sulla struttura nel 1972.
INTERNO
La Chiesa si presenta con un impianto architettonico caratterizzato da una navata coperta da volta a botte con tre cappelle su ogni lato.
La volta è invasa da una grande composizione pittorica ottocentesca raffigurante l’Immacolata circondata dagli angeli e quattro Santi cappuccini: Felice da Cantalice, Lorenzo da Brindisi, Fedele da Sigmaringa e Serafino da Montegranaro.
La prima cappella a destra (1), detta della Porziuncola, è dedicata a San Crispino, raffigurato nella tela d’altare dipinta verso la fine del XVIII sec. da padre Raffaele Minossi da Roma. La tela raffigura San Crispino da Viterbo cui appare la Vergine col Bambino. L’Olio su tela è datato 1791 e firmato P. F. Raphael a Roma Cap(ucinu)s.
Sul lato destro della cappella si ammira un arazzo con San Crispino, la Madonna e il Bambino, eseguito da padre Ugolino Alessandri da Belluno nel 1982.
Nella cappella successiva troviamo l’ambiente più suggestivo di tutta la chiesa: la cappella-santuario di San Crispino. Il corpo del Santo è venerato in un’urna di vetro appositamente allestita nel 1983, quando vi venne traslato dal convento romano dei cappuccini della Santissima Concezione in via Veneto (2).
Segue la cappella dedicata alla Madonna della Vittoria (3), costruita dopo la metà del settecento a spese del viterbese Giuseppe Silvestrelli in ricordo del venerabile padre Carlo da Motrone, sepolto in una parete laterale della cappella con relativa iscrizione marmorea.
In fondo alla navata centrale è posto l’altare maggiore, formato da vari elementi di peperino, che suggerisce l’idea di una “pira” per l’olocausto.
La grande pala posta in fondo al coro, di stile classicheggiante (4), raffigura in alto la Madonna con Bambino ed angeli, al di sotto c’è un paesaggio con città turrita (forse Viterbo) e i Santi Paolo apostolo, il diacono Lorenzo e i martiri Faustino e Giovita; in basso, San Francesco d’Assisi e Santa Rosa da Viterbo. L’opera del 1593 è firmata e datata dal pittore fiammingo Frans Van Kasteele su un cartiglio posto in basso al centro della tela.
Le due cappelle sul lato sinistro della chiesa sono dedicate a San Francesco con una grande statua (5), e a San Felice (6) raffigurato in una tela eseguita nel 1807 dal viterbese Pietro Papini.
Attraverso una porta a destra dell’altare maggiore si accede al salone dei convegni, un tempo sacrestia, sulle cui pareti si sviluppa un ciclo di affreschi realizzato tra il 1954 e il 1955 da padre Ugolino da Belluno, raffiguranti scene della vita di San Francesco, mentre nella parete di fondo, attorno al Crocifisso, sono rappresentati Santi francescani e personaggi vari, tra i quali Alessandro Manzoni che rese celebri alcune figure di Cappuccini.
SAN CRISPINO
Pietro Fioretti nasce il 13 novembre 1668 a Viterbo nell’odierna via dei Mille 86 da una famiglia povera ma di grande fede. Da ragazzo, dopo i primi studi, lavora in una bottega di calzolaio. A 25 anni decide di entrare nel convento dei Cappuccini alla Palanzana: il suo modello spirituale sarà San Felice da Cantalice. Indossa l’abito di novizio il 22 luglio 1693 e sceglie il nome di Crispino in onore del patrono della corporazione dei calzolai. Nel 1694 è destinato come aiutante di cucina al convento di Tolfa, dove compie i primi miracoli. Nel 1697 è al convento di Roma addetto alla cura degli infermi; in seguito è trasferito ad Albano, dove viene apprezzato da ecclesiastici di grande rilievo, tra cui lo stesso Clemente XI che amava conversare con lui per la sua grande fede e l’innata semplicità.
Poi è inviato per sei anni a Monterotondo, prima di essere destinato ad Orvieto dove per trentotto anni svolge l’ufficio di frate cercatore. Il suo apostolato tra i poveri, i malati, i carcerati, è permeato da tanta carità, ma anche da saggezza e arguzia, per cui è amato da tutti. Scrive oltre cinquecento lettere in risposta a quanti chiedevano preghiere e conforto nelle difficoltà della vita.
Viene ricordato in modo particolare per la sua devozione alla Madonna, oltre che per la sua grande umiltà e austerità, unite ad un animo sempre sereno.
Il 19 maggio 1750 all’età di 82 anni muore nel convento di via Veneto in Roma, dove era giunto due anni prima a causa dell’età e di una forma grave di artrosi che lo affliggeva da molto tempo. Viene sepolto sopra il pavimento della “Cappella Segreta” nella chiesa del convento romano. Nel 1806 è beatificato da Pio VII e il suo corpo deposto sotto l’altare della cappella di San Francesco. Il 20 giugno 1982 Giovanni Paolo II lo innalza alla gloria dei Santi. Dal 1983 San Crispino è di nuovo nella sua Viterbo, dove riposa nella cappella-santuario della chiesa di San Paolo ai Cappuccini.
BIBLIOGRAFIA
BRANCA Remo, Un frate allegro, Editrice Sarda Fossataro, Cagliari 1971, pp. 180;
CESARINI Giovanni, Il convento dei Cappuccini di Viterbo: un esempio di organico sviluppo territoriale, in Biblioteca e Società, Viterbo 2008, pp. 24 – 26;
CESARINI Giovanni (a cura), I Cappuccini nella Tuscia. Frati pittori ed opere d’arte per le chiese cappuccine. 1535 – 1779. Catalogo della mostra. Viterbo 2010, pp. 143;
CESARINI Giovanni – FELINI Giorgio, San Crispino da Viterbo. Apparato iconografico e immagini per devozione, Associazione San Crispino da Viterbo, Viterbo 2008, pp. 127;
D’ALATRI Mariano, San Crispino da Viterbo. Un frate penitente, gioviale e benefico, ed. L’Italia Francescana, Roma 1982, pp. 178;
D’ALATRI Mariano, I Cappuccini a Viterbo, Viterbo 1989, pp. 114;
FIORINI Giancarlo, San Crispino da Viterbo, Roma 2016, pp. 96.