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CHIESA DI SANTA MARIA DELLA SALUTE
LA STORIA
La chiesa venne costruita per volontà del committente Maestro Fardo di Ugolino di Uffreduccio. Notaio e terziario francescano. Viterbese, seguì gli insegnamenti di S. Francesco d’Assisi nella città di Viterbo durante la metà del 1300. Fardo fece sorgere due Ospedali in breve tempo e si occupò del loro mantenimento. Frate Jacopo di Acquapendente, inquisitore della eretica gravità concede in data 15 aprile 1313, la licenza a Fardo di Ugolino di edificare e ne viene taciuto il nobile scopo. Nella zona dove venne edificata la chiesa a quei tempi sorgeva una casa malfamata e le carceri della Curia Podesta. Proprio la scelta di questo posto ci lascia comprendere quali fossero le intenzioni caritatevoli di fardo di Ugolino, fermamente intenzionato a combattere il malcostume del tempo. La richiesta per la costruzione della chiesa arriva al vescovo Angelo Tignosi, quindi posteriore al 1318. Il Committente stabilì che per il 1324 la chiesa dovesse essere terminata. La funzione della chiesa era di piccolo oratorio annesso all’Ospizio che doveva accogliere, secondo il committente, malati, madri senza marito e prostitute convertite al cristianesimo. L’idea di Fardo non ebbe buoni risultati così lasciò Viterbo nel 1324 ritirandosi sui Monti Cimini, lì eresse un nuovo Ospedale per i malati. L’Opera Pia voluta da Fardo di Ugolino dopo la sua morte nel 1350 venne suscitando malcontenti dei poveri per gli sperperi e la poca assistenza dei poveri. Fino ad arrivare ad una bolla di Martino V che affida l’Opera Pia agli Avvocati Procuratori e Notari. Oggi la chiesa appartiene all’Ordine degli Avvocati di Viterbo. All’interno della chiesa troviamo una pietra tombale con la figura di Maestro Fardo rozzamente scolpita con una veste talare con sul petto un triangolo rovesciato diviso da due interne sbarre orizzontali e una trasversale. Il triangolo così composto compare più volte nelle figurazioni, rappresenta molto probabilmente il sigillo dell’Ospedale di Santa Maria della Salute dove gli iscritti al Terzo Ordine francescano compievano le opere di misericordia. Abbandonata dal 1324, restaurata e riaperta nel 1934. Oggi la chiesa viene spesso utilizzata come sala per mostre.
ESTERNO
La facciata rettangolare in stile gotico, è in bicromia rosa e bianca con una fascia superiore a losanghe e dal portale strombato con l’alternarsi di piastrini lisci e tortili. Sugli stipiti del portale troviamo un elegante tralcio di vite che circonda dei medaglioni in marmo con Opere della Misericordia, a sinistra quelle corporali a destra quelle spirituali. Ogni misericordioso istoriato sugli stipiti presenta appuntato sul petto un piccolo stemma a righe orizzontali. Forse fu lo stesso Fardo l’ideatore dei soggetti rappresentati. La rappresentazione ha lo scopo di narrare educando i fedeli. Fra le rappresentazioni citiamo l’Istruire gli Ignoranti, in ci è rappresentato il maestro con i discepoli nella scuola di una cattedrale mentre esalta l’elevazione dello spirito attraverso lo studio e l’insegnamento. Ancora L’Alloggiare i pellegrini, numerosi nella città di Viterbo attraversata dalla via Francigena e allo stesso tempo sulla strada per Roma meta del Giubileo.
Le due scene la Discesa di Cristo al Limbo e Dar da bere agli assetati appaiono maggiormente deterioravate. Vengono riprodotte le quattordici figure caritatevoli. Le figurazioni si presentano stilizzate con l’intento di esaltare la narrazione attraverso figure simboliche . Superiormente sono raffigurati Cristo e la Vergine in trono dietro vi è un drappo retto da angeli. I riferimenti più vicini ad una rappresentazione di questo tipo li troviamo nell’Orvietano. L’edicola sul fianco sinistro mostra S.Ivone di fronte a Sant’Ignazio che sta scrivedo il libro dei suoi esercizi spirituali. L’edicola fu regalata dall’avvocato Serpieri ai colleghi nel 1746.
INTERNO
Tempietto a pianta centrale quadrilobata All’interno la chiesa si presenta spoglia di ogni arredo liturgico. L’interno della chiesa si presenta di forma nuova per il panorama architettonico del luogo e del periodo. Le pareti ricurve formano delle esedre terminano a semicupola delimitate in alto da cornici marcapiano e lateralmente da pilastri con capitelli. La volta è quadripartita costolanata, ogni vela è delimitata da un arco di inquadramento a tutto sesto. Al centro della cupola è un ovulus. Al di sopra degli attuali lunettoni figuravano due aperture con l’architrave trilobato, al di sotto di queste due monofore dovevano figurare due aperture laterali con l’architrave sorretto da mensole. Nel Pavimento è presente una pietra tombale di Maestro Fardo, con la sua figura distesa con le mani incrociate e con sulla spalla destra uno stemma con la doppia croce ed in caratteri gotici Sepulchrum / magistri Fardi. Vicino vi è un epigrafe in peperino scolpita sulla pietra tombale del giureconsulto Alberto Mastrio morto nel 1644 con la scritta: Alberto Mastrio / I.V.D. [iuris utriusque doctor] / locum.tî / integerrimo / collegium / posuit / obiit an. D.ni / MDCXLIIII
BIBLIOGRAFIA
G.Mazzaroni, La chiesa di S.Maria della Salute, in Bollettino Municipale, Nov. 1933, XII, p. 3-12
AA.VV., Il Centro Storico di Viterbo, Betagamma Editore, Viterbo, 2001
Lazio, Touring Club, Touring Editore, Milano, 2005